Quale realtà per l’attore?
La realtà sperimentata vibra dentro di noi e si moltiplica in svariate sensazioni, che come onde si propagano nella memoria, dalla mente al corpo, dal corpo allo spirito, quello che ad uno strumento meccanico come una camera da presa, appare come semplice immagine (per non parlare di sequenza di bit…) in noi genera un mondo di onde concentriche e durature.
Il sasso nel lago si bagna e va a fondo, ma sulla superficie noi vediamo l’energia viaggiare e disturbare tutto il lago. L’acqua ci insegnano, è il nostro subconscio, la nostra realtà profonda, gli eventi sono il sasso. L’arte non si preoccupa del sasso, se non come causa inconsapevole del maremoto, quello sì invece, è ciò a cui l’arte guarda e ciò da cui nasce.
Non è la morte il fatto interessante. Ma la mancanza che lascia intorno a sé, una mancanza che si propaga nel tempo grazie al nostro incessante pensiero del defunto.
Noi celebriamo il defunto per placare questo sentimento che ci assedia. La vita non è la vita fatta di materia compostabile. La vita è questo mare dove, per il poeta è dolce il naufragar.
Attori domandatevi se volete essere artisti o intrattenitori.
Nel primo caso, siete nel posto giusto, nel secondo no.
Qui ci occupiamo di navigazione, di mare e di naufragi.
L’attore è come una nave perduta nell’oceano che manda segnali nella notte.
Claudio Vita