Cinema per addetti ai lavori

La preparazione, vantaggi e sorprese.

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Aprile 13, 2022

Non ho ancora enfatizzato abbasta l’importanza della preparazione quando si va sul set.

Continuano a presentarsi attori, alcuni pure allievi, non preparati.

Nel caso degli allievi è colpa mia. Non perché non l’abbia mai detto, ma per non averlo ripetuto abbastanza o per non averlo preteso sufficientemente.

Quindi mi rivolgo non solo agli aspiranti attori ma soprattutto agli allievi passati e a quelli futuri.

Da quello che ho osservato (me compreso) ci sono vari atteggiamenti di fronte all’idea di preparazione. 

Ci sono quelli che lavorano per limiti temporali, “devo mandare un video per un casting tra due giorni, in questi due giorni mi preparo il più che posso poi vado da Claudio e mi faccio aiutare sul finale”. In questi casi il livello di preparazione è quello che è, ed è sempre mediocre. Sempre.

Per un motivo che, direi, vive perennemente dentro di noi, una sorta di misura che una volta arrivati al mediocre, fa scattare un allarme, un segnale, “sei stanco, fermati basta così, per oggi va bene”.

E finché non arriva la fine di questa mini maratona di 2/3 giorni la misura continua a colmarsi e l’allarme a scattare e l’attore si ferma, al mediocre appunto.

Inutile stare lì a provare ad aggiustare, a rifare trenta take. Oltre il mediocre non si va.

E questa non è neanche e la cosa più triste, ce ne sono altre per me peggiori.

La prima: l’esperienza non porta nessun frutto immediato, nonostante la presa di coscienza da parte di tutti la prossima volta si ripete tutto di nuovo.

La seconda è che si crede che sia stata colpa del poco tempo a disposizione… se avessimo avuto qualche giorno in più… qui proprio mi cadono le braccia, sempre. Una caduta spirituale s’intende, ma fa male lo stesso.

Diventa un circolo vizioso.

E come se ne esce? Non c’è la pasticca, o la 5a dose da farsi sparare. Anzi vi dirò di più, uscirne è proprio difficile, ma non in termini assoluti, perché basterebbe mettersi lì un’ora al giorno a provare, tutti i giorni, cosa che ripeto già da un po’ (e continuerò ancora), in termini relativi: darsi un piccolo obiettivo come studiare un’ora al giorno tutti i giorni, nonostante sia per la cosa che più si desidera nella vita, per certe persone è estremamente difficile. 

Questa non è una critica, è una constatazione. Ed io conosco bene il sentimento perché ci sono passato e ancora oggi combatto per non ripassarci.

Poi ci sono quelli che credono che se si fosse preparati la scena andrebbe meglio e si stresserebbero meno, ma la vita è piena di complicazioni e si fa il possibile.

Sbagliato anche questo.

E spiegandovene le ragioni, arrivo anche al nocciolo di questo breve articolo. 

La preparazione, la profonda preparazione non vi porta a fare la parte fatta bene, o almeno non solo. Fare bene il vostro, sarà la minore delle conseguenze.

Il vero risultato di una profonda preparazione è lo stato di controllo a cui approdate durante il set, che vi apre a possibilità mai pensate prima. Se avete il totale controllo di voi stessi e della vostra parte, in scena, sul set scoprirete tutto un mondo che risiede oltre il far bene, potrete aspirare al colpo di genio. Avrete la possibilità di entrare in uno stato di grazia artistica, vi si apriranno gli occhi della mente e del cuore, sarete in grado non di fare la parte come vi eravate prefissati, ma potrete scegliere tra una miriade di sfumature, versioni e dimensioni. Diverrete dei veri creatori, degli artisti per un take, due take, tre, quattro… ci bastano!

Ho esagerato? No. 

Certo non sarà un evento immediato, non accadrà sempre, ma prima o poi accadrà. 

ps

Quando si è preparati si dorme meglio, sogni tranquilli, anzi sogni di voli interminabili…

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CLAUDIO VITA
Petritoli, FM

Claudio Vita, si potrebbe anche dire che si occupa da 22 anni di recitazione, senza mentire. Ci manterremmo nel campo della verità se dicessimo che 22 anni fa ha cercato e alla fine trovato grandi maestri. Li ha ascoltati, ha assorbito quanto poteva e per 22 anni ha digerito. Ma possiamo anche fingere e dire che di lui non sappiamo niente e ci allineeremmo alla stragrande maggioranza di voi. Claudio Vita non lo conosce quasi nessuno, e anche quei pochi, lui fa del tutto per evitarli. Sogna una vita in incognito per 23 ore al giorno. Poi affiora quella misera ora in cui si abbandona al prossimo. In quella breve ora concentra tutta la sua socialità. Scrive, organizza a volte incontra e parla. Decisamente in quelle poche ore parla, parla di continuo. Se vi capita di incontrarlo sperate che sia nelle 23 ore di silenzio, altrimenti siete fregati. Tutto il resto che si sa su di lui, è pronto a ritrattarlo per un piatto di lenticchie. Ha più di 40 anni e meno di 50. Un frico.