Cinema per addetti ai lavori Prepararsi al Master Attori Selvaggi, oltre il manuale, oltre la teoria.

Le scene devono reggersi da sole senza raccontare la storia esterna, idem per gli attori.

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Aprile 19, 2022

Gli attori non devono stare a spiegare niente devono solo esserci, poi sarà tutto il resto, tutto quello che c’è intorno che racconterà motivazioni, obiettivi e situazioni personali.

Sarà la risultante di tutte la forze in campo ad far emergere nella mente dello spettatore il film.

Osserviamo quando questo succede con una scena, prendiamo una tra le più famose di Collateral, quando il tassista (Jamie Foxx) e il sicario (Tom Cruise) incontrano i coyote nella città notturna.

Ecco, queso è un perfetto esempio di scena che funziona da sola. Se presa da sola ha tutto un suo misterioso contenuto che rimane nascosto al pubblico, ma che comunque permette di farsi un proprio film.

Osservando la scena difficilmente riusciremmo a capire alcunché della storia esterna.

Lo stesso vale per gli attori.

Da piccoli brevi movimenti, minime reazioni dei due attori possiamo intuire malinconia forse o tristezza al massimo, ma niente di più, eppure, uniti alla color del film, le luci della notte, la combinazione delle varie lenti usate, la musica, la posizione degli attori nelle varie fotografie, gli sguardi e soprattutto la gestione dei volumi delle varie tracce del sonoro di questa scena, ne fanno la bellezza.

Proiettano lo spettatore in questo breve ma magico viaggio interiore.

Esagerando potremmo dire che tutto il film che viene prima, che indubbiamente influenza la percezione della storia da parte dello spettatore, quasi va a rovinarne la delicatezza e la profondità.

Eccoci arrivati al punto: come attori dobbiamo costruire le scene come piccole opere d’arte a sé stanti, e ripeto a sé stanti. Create senza collegamento con le altre, non esiste questa cosa del personaggio o evoluzione del personaggio, nel senso che non sta all’attore, sta allo sceneggiatore quello, l’attore si deve preoccupare che ogni sua scena sia un nuovo viaggio personale, ogni scena un’opera, la migliore e le più dettagliata possibile in modo da offuscare tutte le altre o talmente preziosa da essere svalutata per essere messa insieme alle altre. 

Se tutti gli operatori di un film, attori, registi, tecnici, compositori etc. lavorassero così, sarebbe un sogno.

Non succede spesso, lo so e lo sapete pure voi, ma fregatevene. Freghiamocene, non ci interessa la normalità, la mediocrità, almeno voi lettori di questo blog, possibili allievi e potenziali attori dei nostri film, provateci, fatelo.

Seguite lo sguardo di O.Wilde quando diceva: “Siamo tutti seduti nel fango, ma alcuni di noi guardano alle stelle”.

A presto.

ClaudioVita

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CLAUDIO VITA
Petritoli, FM

Claudio Vita, si potrebbe anche dire che si occupa da 22 anni di recitazione, senza mentire. Ci manterremmo nel campo della verità se dicessimo che 22 anni fa ha cercato e alla fine trovato grandi maestri. Li ha ascoltati, ha assorbito quanto poteva e per 22 anni ha digerito. Ma possiamo anche fingere e dire che di lui non sappiamo niente e ci allineeremmo alla stragrande maggioranza di voi. Claudio Vita non lo conosce quasi nessuno, e anche quei pochi, lui fa del tutto per evitarli. Sogna una vita in incognito per 23 ore al giorno. Poi affiora quella misera ora in cui si abbandona al prossimo. In quella breve ora concentra tutta la sua socialità. Scrive, organizza a volte incontra e parla. Decisamente in quelle poche ore parla, parla di continuo. Se vi capita di incontrarlo sperate che sia nelle 23 ore di silenzio, altrimenti siete fregati. Tutto il resto che si sa su di lui, è pronto a ritrattarlo per un piatto di lenticchie. Ha più di 40 anni e meno di 50. Un frico.