Lo spettatore come un apprendista analista
Sì gli attori, i cineasti, dovrebbero pensare lo spettatore come un analista poco formato.
Quando lui vi guarda cerca di leggervi dentro… non all’attore, lo spettatore in genere è interessato al personaggio, e lo osserva come farebbe un analista alle prime armi con le personalità.
Capisco di muovermi nel teorico, ma cercate di seguirmi non per imparare chissà che, ma per avere una suggestione in più, che magari un giorno vi illuminerà per un istante, che sia sul set o in fase di prova o in qualsiasi altro momento della vita vi capiti di pensare a come fare o migliorare una parte.
In genere quando io parlo di migliorare penso al togliere, allo “sgrezzare” la pietra. Nel caso dell’attore potremmo parlare anche di nascondere. Quando mettete su una parte, che sia usando il mio metodo o il quello che credete più opportuno, ad un certo punto dovete decidere cosa farete, quali azioni inserirete, cosa il vostro personaggio farà. Queste azioni, io consiglio che derivino dalla storia che vi siete creati dentro, dal tipo di personaggio che avete deciso di essere. Una volta definito “chi è” dentro di voi, il miglior modo di raccontarlo è tramite la scelta delle azioni. Definire l’essere attraverso il fare. O detta più semplicemente: fammi vedere cosa fa e come lo fa ed io (spettatore) deciderò chi è.
Volete far capire che il vostro personaggio è uno paziente, bene, fategli fare qualcosa che richieda una pazienza estrema come aspettare che sul suo cappello si raccolga dell’acqua che gocciola da un soffitto per poi dissetarsi… tanto per citare “C’era una volta il west”!
Fare parlare il personaggio tramite i fatti.
Poi, per aggiungere profondità e quindi fascino alla storia, definite dei caratteri, dei vissuti del personaggio e nascondeteli.
A questo punto avete tutti gli ingredienti per sedurre lo spettatore che come un piccolo analista cercherà di farsi il film su di voi, osservando cosa fate, ma soprattutto cercando di indovinare cosa nascondete.
Et voilà!
C.Vita