…ma il tempo?
Molte volte vi ho già parlato dello spazio, del set, dell’inquadratura delle regole di posizionamento etc… e il tempo?
A parte le pause, che in realtà sono momenti di silenzio, come dice il saggio momenti in cui si parla la lingua di dio, del tempo cosa dovete sapere voi attori?
Almeno due cose, almeno le principali: esiste un tempo che avvolge la scena e un tempo che le scorre dentro.
Iniziamo dal primo, il tempo che avvolge.
Quando preparate una scena, iniziate leggendo la sceneggiatura, e tra le prime cose che io consiglio è di calcolarne il tempo, la durata. La leggete lentamente, vi figurate i vari momenti e cronometrate. Al risultato dovete aggiungere un tempo iniziale e un tempo finale.
Quindi costruire la vostra partitura, la vostra parte, in modo che duri più della scena stessa.
Avrete una manciata di secondi prima e una manciata di secondi dopo, una testa e una coda, potremmo chiamarli.
La testa serve alla credibilità della scena, pensatela così, quando la camera vi cattura dovrebbe farlo nel mezzo di un vostro fare. La telecamera va pensata come una spia, come un’intrusa, come qualcuno venuto a disturbarvi mentre stavate facendo…
Questo dona (quasi sempre) maggiore dinamicità e credibilità alla scena, perché la macchina cattura tutta una serie di micro movimenti che vanno a sostenere nella mente dello spettatore l’idea appunto, che il personaggio esista realmente.
Ovviamente in base alle caratteristiche di set di ogni scena, va valutato quanto prima possiamo iniziare.
La coda invece può servire al regista che decide di chiamare lo stop qualche secondo dopo per avere più respiro o magari un taglio in più da portarsi in sala di montaggio.
Il tempo che scorre dentro la scena invece riguarda la vita dell’attore, la sua libertà.
Quando avete una partitura ben organizzata e studiata nei movimenti badiate che non diventi troppo rigida.
Deve mantenere una sua elasticità. Pensate ad un corpo fermo, se fosse rigido sarebbe morto, ma se ad una attenta osservazione vediamo che si muove ritmicamente sia esso respiro, o deglutire o movimento qualsiasi, allora risulta vivo. Analogamente ad ogni ripetizione di parte, il tempo interno ad ogni singola azione dovrebbe essere elastico, senza però cambiare la durata di tutta la scena. Per esempio: la scena si svolge in treno, dura 45 secondi nei quali voi mentre state leggendo un libro, vi distraete e iniziate a fissare fuori dal vetro per alcuni secondi, per poi tornare sul libro. Rimanendo fissi i 45 secondi potete variare il tempo che passate fissando fuori, o anche distrarvi due volte, etc.
Questa libertà è quella che possiamo chiamare vita dell’attore, sono quelle micro variazioni che apportiamo in base a come ci sentiamo in quel giorno, o perché vogliamo dare una ravvivata alla scena. Cose private che lì per lì sapete solo voi, e tali devono rimanere.
Possiamo concludere che il Cinema per gli attori, si riduce spesso a tutta una serie di micro movimenti o micro variazioni temporali.